JISHOGI

Il Jishogi è l’altro caso particolare contemplato nelle regole dello Shogi. La situazione si ottiene facendo giungere i due Re nei campi avversari e rendendoli inattaccabili. A questo punto si passa alla conta dei pezzi in possesso di ciascun giocatore (presenti sia nel tavoliere che nella riserva). Il valore attribuito ai pezzi è il seguente: 5 punti per ogni Torre o Alfiere, 1 punto per ogni altro pezzo, escluso il Re. La promozione non ha valore. Se un giocatore ha totalizzato almeno 24 punti non ha perso.

Il jishogi non è automatico con l'ingresso dei 2 Re nel campo avversario, ma avviene per accordo fra i giocatori, che ovviamente giocano fino a che c'è la possibilità di mattare il Re avversario o c'è la possibilità di acquisire altri pezzi, per impedire all'avversario di raggiungere i 24 punti necessari per il pareggio.

Con almeno 24 punti per giocatore, la partita viene dichiarata "pari", ma non viene rigiocata con le regole del sennichite. Se lo scontro fra i giocatori è ad eliminazione diretta si gioca un'altra partita con solo i colori invertiti, ma con il tempo di riflessione per giocatore previsto dal torneo. Se parte di una finale, non influisce sull'obiettivo di vittorie da raggiungere.

Nel diagramma a fianco, un esempio di jishogi.

La partita è la 1^ della finale del 40° titolo Meijin, fra Kato Hifumi (Judan) e Nakahara Makoto (Meijin), giocata il 13/14 Aprile 1982. Kato, che giocava con il Nero, ha ottenuto finora 20 punti (pezzi di riserva + pezzi nel campo avversario). Inoltre ha altri 5 pezzi che possono raggiungere il campo avversario (9 possibili punti). Nakahara ha 23 punti (più altri 2 possibili). I giocatori, valutato che non possono conquistare pezzi avversari, si sono accordati sul jishogi. Curiosità: questa è stato solo il 5° jishogi nei primi 40 anni della storia moderna del titolo Meijin.